Napoli- L’otto marzo 2016 al Palazzo Pacanowski sito in Via Generale Parisi 13, si è tenuto un importante seminario dal titolo “l’8 marzo non è una festa”, organizzato dal C.U.G. (Comitato Unico di Garanzia) dell’Università Parthenope di Napoli, fondato nel 2014.
Tale evento, moderato dalla Prof.ssa Rosaria Giampetraglia presidente Comitato Unico di Garanzia, è stato pensato nell’ambito delle celebrazioni per la giornata internazionale della donna.
Al cospetto di una sala gremita, quattro relatrici (Valeria Riccio Psicologa, psicoterapeuta, mediatrice familiare Associazione Italiana Psicologia Analitica AIPA, Alessandra Lembo e Monica Cante psicologhe esperte in psicodiagnostica e Silvana Lucariello, analista didatta e responsabile della sezione napoletana dell’AIPA), hanno dibattuto sul ruolo ricoperto oggi dalla donna, mettendo sul “piatto”, attraverso interventi intitolati “Il corpo della donna nella crisi di civiltà del mondo”, “La parola al corpo: itinerari dell’identità femminile” e “Le madri velate: aspetti ombra del femminile”, una serie di criticità ancora oggi troppo evidenti, che pongono il gentil sesso troppe volte sotto dei riflettori che mirano ad esaltare esclusivamente forme e sessualità, a completo discapito di potenzialità e capacità.
Decisamente interessante è stata la relazione intitolata “il corpo delle donne nella crisi di civiltà del mondo”.
In tale intervento, infatti, si è sottolineato come, sia il corpo della donna orientale e quello della donna occidentale, pur nell’ambito di differenze dettate dai costumi, dalle tradizioni e dalla religione, tuttavia debbano entrambi essere considerati “corpi politici”, perché rappresentano quello che la cultura richiede alle donne ed al loro corpo, inteso quale rappresentazione di desideri e, al tempo stesso, negazione dei corpi stessi.
Il corpo delle donne, però, è stato definito anche un prodotto del potere economico-culturale, come avviene, ad esempio, in un certo islam.
L’occidente, però, con altre forme che non sono dettate dalla Legge o dalla Religione, rende il corpo della donna, spesso inanimato.
Ancora il corpo, inoltre, viene considerato sia uno “strumento” di comunicazione perché spesso esso riesce ad esprimere quello che non si riesce a dire con le parole, sia la causa di conflitti interiori; infatti, l’adolescente combatte tra la perdita del corpo da bambino e l’esigenza di avere un corpo da adulto.
Estremamente interessante e foriero di profonde riflessioni, infine, è stato l’intervento di Silvana Lucariello, la quale ha posto l’accento sull’infanticidio definito dalla professionista “figlicidio”, il quale è stato presentato, da parte di madri comunque disturbate, come un estremo tentativo di fermare il tempo per paura di invecchiare!
La mattinata di lavori ha visto anche la proiezione di un video ritraente donne che, per vari motivi, venivano messe in mostra esclusivamente sotto il profilo fisico e sessuale, mortificando la Donna in quanto tale, quando più perché proposto al grande pubblico, da un quotidiano serio e progressista come “la repubblica”.
Quindi, dalla mattinata in questione, si è capito ancora una volta: l’otto marzo non può e non deve essere considerato solo una festa, atteso che ci sono ancora troppe cose che le donne devono pretendere, non ultimo il rispetto di sè, prima di tutto da parte loro.