Napoli- Era il novembre 2002 quando Papa Giovanni Paolo II, dando vita ad un avvenimento storico, incontrava a Montecitorio il Parlamento in seduta comune. In quella occasione, il Pontefice lanciava un accorato appello a favore di un provvedimento indulgenziale per i detenuti. In data 29 luglio 2006, il Senato della Repubblica ha approvato la legge introduttiva dell’indulto.
Tale norma, che a modesto avviso di chi scrive è una grande dimostrazione di debolezza dello Stato italiano, estinguerà tutte le pene che non superano i tre anni di carcere (anche se residuo di pena maggiore) ed i dieci mila euro di pena pecuniaria, per tutti i reati commessi entro il 02 maggio 2006.
L’articolo 79 della Costituzione Italiana stabilisce che il “condono” in questione, per essere approvato, deve godere della maggioranza dei due terzi di ciascuna Camera, sia per l’approvazione di ciascun articolo, sia per l’approvazione di tutto il testo finale e ciò acuisce il rammarico, perchè fa capire quanto sia esteso e trasversale il finto “buonismo” della classe politica italiana, che da un lato, (ad onor del vero solo la sinistra più radicale) spesso “spara” sulla Chiesa mancando di rispetto direttamente ed indirettamente a milioni di cattolici quando afferma che essa interferisce con eccessiva invadenza nella vita politica italiana, dall’altro, per convincere anche i cattolici di entrambi gli schieramenti, afferma che l’indulto è la risposta, anche se tardiva, a quanto chiesto dal Santo Padre nel 2002.
I promotori di questa “idea geniale”, sostengono che un provvedimento “coraggioso” come quello in esame, è stato dettato dallo stato di degrado e di affollamento in cui versano le carceri italiane e, aggiungono, non è un “Colpo di spugna”, perchè (questo è vero) il provvedimento esclude reati come, ad esempio, criminalità organizzata (mafia), terrorismo, pedofilia, usura, strage, violenza sessuale e pochi altri, ma pochi sanno o forse nemmeno immaginano, che tra le ipotesi di reato comprese, figura anche l’omicidio in tutte le sue accezioni.
Le case circondariali italiane, è verissimo, sono prossime al collasso: ogni cella contiene molte più persone di quante ne dovrebbe contenere, i detenuti lamentano condizioni igieniche e sanitarie spesso precarie, le terapie all’interno dei penitenziari non sempre sono garantite nei modi e nei tempi prescritti… ma non basta a giustificare un provvedimento che ha messo sullo stesso piano rapinatori e corruttori, omicidi e “scippatori”, extra comunitari privi di permesso di soggiorno e benestanti macchiatisi di reati contro la pubblica amministrazione!
I prossimi giorni, forse, ci presenteranno una situazione carceraria migliore, ma… che illusione!
Molti degli scarcerati (lo si scrive con cognizione di causa) si “macchieranno” di nuovi reati, in custodia cautelare magari già ci saranno gli accusati di reati commessi dopo il 02 maggio 2006 che quindi non possono godere dell’indulto, e, come se non bastasse ancora, gl’imputati dei reati non compresi nel perdono generale!
Con questo scenario, a cosa sarà servito quest’altro “schiaffo” subito dalle vittime dei reati compresi nell’indulto, o dai familiari di esse?
Chi spiegherà al ragazzo tossicodipendente o all’extracomunitario, che se si dovesse ritrovare in una situazione peggiore di quella vissuta fino al 01.agosto.2006, è perchè il nostro sensibilissimo Stato non ha ancora provveduto a costruire nuove carceri, o a rendere più umane e vivibili quelle già esistenti?
L’articolo 27 della Costituzione, al secondo comma, stabilisce che nessuno può essere considerato colpevole prima della sentenza definitiva; allora, che senso ha la custodia cautelare così com’è oggi, atteso che sempre più detenuti sono in attesa di giudizio e pochissimi scontano per intero una condanna definitiva, comportando, ciò, un costo sociale ed economico altissimo?
Uno studio serio ed approfondito del sistema penitenziario e delle misure cautelari, svolto da giuristi e non da politici,che non tenga conto dei “giochi” di potere, ma garantisca più detenuti dopo la sentenza definitiva e decisamente meno prima della stessa, non sarebbe stato e sarebbe ancora, più efficace di questo pessimo indulto?
Quanto bisogna ancora attendere prima che lo Stato si accorga che la giustizia è un valore dal quale una società civile non può prescindere e che i detenuti hanno una dignità che non deve essere calpestata e che in virtù della quale, essi non devono essere illusi; le vittime dei reati ed i loro familiari non devono mai essere feriti e mancati di rispetto; gli avvocati non devono essere ignorati; “la Legge è uguale per tutti” non è solo una scritta che fa bella mostra di sé nelle aule giudiziarie!?
Era il novembre 2002 quando Papa Giovanni Paolo II, dando vita ad un avvenimento storico, incontrava a Montecitorio il Parlamento in seduta comune.
In quella occasione, il Pontefice lanciava un accorato appello a favore di un provvedimento indulgenziale per i detenuti.
In data 29 luglio 2006, il Senato della Repubblica ha approvato la legge introduttiva dell’indulto.
Tale norma, che a modesto avviso di chi scrive è una grande dimostrazione di debolezza dello Stato italiano, estinguerà tutte le pene che non superano i tre anni di carcere (anche se residuo di pena maggiore) ed i dieci mila euro di pena pecuniaria, per tutti i reati commessi entro il 02 maggio 2006.
L’articolo 79 della Costituzione Italiana stabilisce che il “condono” in questione, per essere approvato, deve godere della maggioranza dei due terzi di ciascuna Camera, sia per l’approvazione di ciascun articolo, sia per l’approvazione di tutto il testo finale e ciò acuisce il rammarico, perchè fa capire quanto sia esteso e trasversale il finto “buonismo” della classe politica italiana, che da un lato, (ad onor del vero solo la sinistra più radicale) spesso “spara” sulla Chiesa mancando di rispetto direttamente ed indirettamente a milioni di cattolici quando afferma che essa interferisce con eccessiva invadenza nella vita politica italiana, dall’altro, per convincere anche i cattolici di entrambi gli schieramenti, afferma che l’indulto è la risposta, anche se tardiva, a quanto chiesto dal Santo Padre nel 2002.
I promotori di questa “idea geniale”, sostengono che un provvedimento “coraggioso” come quello in esame, è stato dettato dallo stato di degrado e di affollamento in cui versano le carceri italiane e, aggiungono, non è un “Colpo di spugna”, perchè (questo è vero) il provvedimento esclude reati come, ad esempio, criminalità organizzata (mafia), terrorismo, pedofilia, usura, strage, violenza sessuale e pochi altri, ma pochi sanno o forse nemmeno immaginano, che tra le ipotesi di reato comprese, figura anche l’omicidio in tutte le sue accezioni.
Le case circondariali italiane, è verissimo, sono prossime al collasso: ogni cella contiene molte più persone di quante ne dovrebbe contenere, i detenuti lamentano condizioni igieniche e sanitarie spesso precarie, le terapie all’interno dei penitenziari non sempre sono garantite nei modi e nei tempi prescritti… ma non basta a giustificare un provvedimento che ha messo sullo stesso piano rapinatori e corruttori, omicidi e “scippatori”, extra comunitari privi di permesso di soggiorno e benestanti macchiatisi di reati contro la pubblica amministrazione!
I prossimi giorni, forse, ci presenteranno una situazione carceraria migliore, ma… che illusione!
Molti degli scarcerati (lo si scrive con cognizione di causa) si “macchieranno” di nuovi reati, in custodia cautelare magari già ci saranno gli accusati di reati commessi dopo il 02 maggio 2006 che quindi non possono godere dell’indulto, e, come se non bastasse ancora, gl’imputati dei reati non compresi nel perdono generale!
Con questo scenario, a cosa sarà servito quest’altro “schiaffo” subito dalle vittime dei reati compresi nell’indulto, o dai familiari di esse?
Chi spiegherà al ragazzo tossicodipendente o all’extracomunitario, che se si dovesse ritrovare in una situazione peggiore di quella vissuta fino al 01.agosto.2006, è perchè il nostro sensibilissimo Stato non ha ancora provveduto a costruire nuove carceri, o a rendere più umane e vivibili quelle già esistenti?
L’articolo 27 della Costituzione, al secondo comma, stabilisce che nessuno può essere considerato colpevole prima della sentenza definitiva; allora, che senso ha la custodia cautelare così com’è oggi, atteso che sempre più detenuti sono in attesa di giudizio e pochissimi scontano per intero una condanna definitiva, comportando, ciò, un costo sociale ed economico altissimo?
Uno studio serio ed approfondito del sistema penitenziario e delle misure cautelari, svolto da giuristi e non da politici,che non tenga conto dei “giochi” di potere, ma garantisca più detenuti dopo la sentenza definitiva e decisamente meno prima della stessa, non sarebbe stato e sarebbe ancora, più efficace di questo pessimo indulto?
Quanto bisogna ancora attendere prima che lo Stato si accorga che la giustizia è un valore dal quale una società civile non può prescindere e che i detenuti hanno una dignità che non deve essere calpestata e che in virtù della quale, essi non devono essere illusi; le vittime dei reati ed i loro familiari non devono mai essere feriti e mancati di rispetto; gli avvocati non devono essere ignorati; “la Legge è uguale per tutti” non è solo una scritta che fa bella mostra di sé nelle aule giudiziarie!?
Era il novembre 2002 quando Papa Giovanni Paolo II, dando vita ad un avvenimento storico, incontrava a Montecitorio il Parlamento in seduta comune.
In quella occasione, il Pontefice lanciava un accorato appello a favore di un provvedimento indulgenziale per i detenuti.
In data 29 luglio 2006, il Senato della Repubblica ha approvato la legge introduttiva dell’indulto.
Tale norma, che a modesto avviso di chi scrive è una grande dimostrazione di debolezza dello Stato italiano, estinguerà tutte le pene che non superano i tre anni di carcere (anche se residuo di pena maggiore) ed i dieci mila euro di pena pecuniaria, per tutti i reati commessi entro il 02 maggio 2006.
L’articolo 79 della Costituzione Italiana stabilisce che il “condono” in questione, per essere approvato, deve godere della maggioranza dei due terzi di ciascuna Camera, sia per l’approvazione di ciascun articolo, sia per l’approvazione di tutto il testo finale e ciò acuisce il rammarico, perchè fa capire quanto sia esteso e trasversale il finto “buonismo” della classe politica italiana, che da un lato, (ad onor del vero solo la sinistra più radicale) spesso “spara” sulla Chiesa mancando di rispetto direttamente ed indirettamente a milioni di cattolici quando afferma che essa interferisce con eccessiva invadenza nella vita politica italiana, dall’altro, per convincere anche i cattolici di entrambi gli schieramenti, afferma che l’indulto è la risposta, anche se tardiva, a quanto chiesto dal Santo Padre nel 2002.
I promotori di questa “idea geniale”, sostengono che un provvedimento “coraggioso” come quello in esame, è stato dettato dallo stato di degrado e di affollamento in cui versano le carceri italiane e, aggiungono, non è un “Colpo di spugna”, perchè (questo è vero) il provvedimento esclude reati come, ad esempio, criminalità organizzata (mafia), terrorismo, pedofilia, usura, strage, violenza sessuale e pochi altri, ma pochi sanno o forse nemmeno immaginano, che tra le ipotesi di reato comprese, figura anche l’omicidio in tutte le sue accezioni.
Le case circondariali italiane, è verissimo, sono prossime al collasso: ogni cella contiene molte più persone di quante ne dovrebbe contenere, i detenuti lamentano condizioni igieniche e sanitarie spesso precarie, le terapie all’interno dei penitenziari non sempre sono garantite nei modi e nei tempi prescritti… ma non basta a giustificare un provvedimento che ha messo sullo stesso piano rapinatori e corruttori, omicidi e “scippatori”, extra comunitari privi di permesso di soggiorno e benestanti macchiatisi di reati contro la pubblica amministrazione!
I prossimi giorni, forse, ci presenteranno una situazione carceraria migliore, ma… che illusione!
Molti degli scarcerati (lo si scrive con cognizione di causa) si “macchieranno” di nuovi reati, in custodia cautelare magari già ci saranno gli accusati di reati commessi dopo il 02 maggio 2006 che quindi non possono godere dell’indulto, e, come se non bastasse ancora, gl’imputati dei reati non compresi nel perdono generale!
Con questo scenario, a cosa sarà servito quest’altro “schiaffo” subito dalle vittime dei reati compresi nell’indulto, o dai familiari di esse?
Chi spiegherà al ragazzo tossicodipendente o all’extracomunitario, che se si dovesse ritrovare in una situazione peggiore di quella vissuta fino al 01.agosto.2006, è perchè il nostro sensibilissimo Stato non ha ancora provveduto a costruire nuove carceri, o a rendere più umane e vivibili quelle già esistenti?
L’articolo 27 della Costituzione, al secondo comma, stabilisce che nessuno può essere considerato colpevole prima della sentenza definitiva; allora, che senso ha la custodia cautelare così com’è oggi, atteso che sempre più detenuti sono in attesa di giudizio e pochissimi scontano per intero una condanna definitiva, comportando, ciò, un costo sociale ed economico altissimo?
Uno studio serio ed approfondito del sistema penitenziario e delle misure cautelari, svolto da giuristi e non da politici,che non tenga conto dei “giochi” di potere, ma garantisca più detenuti dopo la sentenza definitiva e decisamente meno prima della stessa, non sarebbe stato e sarebbe ancora, più efficace di questo pessimo indulto?
Quanto bisogna ancora attendere prima che lo Stato si accorga che la giustizia è un valore dal quale una società civile non può prescindere e che i detenuti hanno una dignità che non deve essere calpestata e che in virtù della quale, essi non devono essere illusi; le vittime dei reati ed i loro familiari non devono mai essere feriti e mancati di rispetto; gli avvocati non devono essere ignorati; “la Legge è uguale per tutti” non è solo una scritta che fa bella mostra di sé nelle aule giudiziarie!?