Spesso televisione, radio e giornali di vario tipo, “parlano” di “Apologia al fascismo”.
Diciamo subito: dichiararsi fascista e/o fare il saluto romano può essere inopportuno, anacronistico o addirittura stupido, ma non è reato.
Hai letto bene: ho scritto “saluto romano” e non “fascista”, perché il saluto fascista non esiste; infatti esiste il saluto usato nell’antica Roma e ripreso proprio dal regime fascista.
Procediamo con ordine: la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione afferma: “è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.
Quindi, dove si vieta il saluto romano? Dove lo si considera addirittura reato?
Il 20 giugno 1952, poi,
è stata emanata la Legge 645 nota come Legge Scelba, che ha attuato la stessa disposizione transitoria e finale n° 12 della Costituzione.
Solo in questa Legge tutt’oggi in vigore, si accosta qualcosa di penale al concetto di “fascista”.
L’articolo 2 della Legge Scelba, infatti, punisce chiunque “promuove, organizza o dirige” qualcosa che si rifà al “disciolto partito fascista”. La sanzione prevista è sia pecuniaria che detentiva. Anche in questo caso, però, non si nomina il saluto.
Che si intende per apologia al fascismo, invece, è spiegato dall’articolo 4 della stessa Legge. Tale articolo punisce penalmente, sia con pena detentiva che con pena pecuniaria, solo chiunque fa propaganda per la costituzione di qualcosa che si rifaccia al partito fascista.
Anche questo articolo, quindi, non fa nessun riferimento al saluto romano.
Qualcuno potrebbe obiettare che ci sono Sentenze, anche della Cassazione, che considerano il saluto romano una forma di apologia del fascismo. é verissimo; ma le Sentenze interpretano le norme, non si sostituiscono ad esse.